Neuropatia cardiovascolare autonomica e rischio cadute
Significativa la correlazione nei soggetti affetti da Parkinson
La neuropatia cardiovascolare autonomica aumenta di 15 volte il rischio di caduta nelle persone con malattia di Parkinson: è questo il risultato di uno studio prospettico pubblicato sul Journal of Neurology da Alberto Romagnolo, dell’Università di Torino e colleghi dell’Università di Cagliari e dell’Università di Cincinnati, negli Stati Uniti.
I ricercatori hanno coinvolto 50 soggetti parkinsoniani, per il 68% di sesso maschile, di età media pari a 65 anni, con durata media di malattia di 8,23 anni, utilizzando valutazioni cliniche e autonomiche al basale, a 6 mesi e a 12 mesi.
Al basale, 19 partecipanti avevano neuropatia autonomica cardiovascolare, 17 ipotensione ortostatica e 18 erano caduti negli ultimi sei mesi. Durante il follow-up di 12 mesi, in 28 partecipanti si è registrata almeno una caduta. Dall’analisi statistica dei dati raccolti, l’odds ratio (OR) per la caduta e la neuropatia autonomica cardiovascolare è risultato pari a 15,19, mentre per la caduta e l’ipotensione ortostatica era di 10,7. Questi dati sono stati confermati dopo aver escluso i partecipanti con una storia di cadute al basale.
I ricercatori hanno anche trovato un’associazione tra le cadute e diversi altri fattori: storia di cadute (OR 15,56), instabilità posturale (OR 14), disturbo comportamentale del sonno REM (OR 5,470) e congelamento dell’andatura (OR 1,45). Ancora una volta, questi dati sono stati confermati dopo aver escluso quei partecipanti che avevano una storia di cadute al basale.
Secondo le conclusioni degli autori, dunque, la neuropatia cardiovascolare autonomica è associata in modo indipendente a un incremento nel rischio di cadute in soggetti parkinsoniani e merita perciò un’attenzione clinica e una gestione terapeutica appropriata.